First Party System

Il First Party System - o Primo sistema bipartitico - è il modello utilizzato nella storia e nelle scienze politiche per descrivere il sistema dei partiti politici degli Stati Uniti nel periodo compreso tra il 1792 e il 1824 circa[1]. Il sistema è denominato bipartitico perché due partiti nazionali competevano per il controllo degli incarichi istituzionali elettivi (presidenza, Congresso e le altre cariche statali): il Partito Federalista, sorto ed animato in gran parte da Alexander Hamilton, ed il partito rivale istituito per volontà di Thomas Jefferson e James Madison, il Partito Democratico-Repubblicano, all'epoca chiamato solitamente Partito Repubblicano, da non confondersi con il moderno Partito Repubblicano, fondato nella seconda metà del XIX secolo. I federalisti dominarono la scena politica fino al 1800, quando vennero soppiantati dai repubblicani di Jefferson. Entrambi i partiti sorsero per concorrere alle competizioni politiche nazionali, ma presto moltiplicarono i loro sforzi per ottenere sostenitori ed elettori in ogni singolo stato nelle votazioni locali. I federalisti facevano appello al mondo degli affari, mentre i repubblicani ai proprietari terrieri delle piantagioni ed agli agricoltori. Nel 1796, la politica in ogni stato era pressoché monopolizzata dai due soggetti politici, con giornali di partito e caucus che divennero strumenti efficaci per mobilitare gli elettori.

I federalisti appoggiavano il sistema finanziario del segretario al Tesoro Hamilton, che enfatizzava l'assunzione federale dei debiti degli stati, un sistema tariffario volto al rimborso dei debiti stessi ed una banca nazionale, o centrale, per facilitare l'accesso al credito e supportare il settore bancario e quello manifatturiero. I repubblicani, il cui consenso era radicato nelle piantagioni degli stati del sud, si opponevano a un forte potere esecutivo accentrato ed erano ostili a forze armate (esercito e marina) permanenti, inoltre richiedevano un rigoroso rispetto dei poteri costituzionali del governo federale e si opponevano fermamente al programma finanziario di Hamilton. La differenza tra le due compagini politiche diventava però più evidente nell'ambito della politica estera, dove i federalisti favorivano la Gran Bretagna per la sua stabilità politica ed i suoi stretti legami con il commercio americano, mentre i repubblicani ammiravano la Francia e la Rivoluzione francese. Jefferson, in particolare, temeva che le influenze aristocratiche britanniche potessero minare il sentimento repubblicano della nuova nazione. A seguito della Rivoluzione francese, Gran Bretagna e Francia furono in guerra dal 1793 al 1815, con una sola breve interruzione. La politica americana ufficiale era caratterizzata dalla neutralità, con i federalisti ostili alla Francia e i repubblicani avversi alla Gran Bretagna. Il Trattato di Jay, del 1794, segnò la mobilitazione decisiva delle due parti e dei loro sostenitori in ogni stato. Il presidente George Washington, sebbene ufficialmente apartitico, generalmente sosteneva i federalisti e questi fecero di Washington il loro eroe iconico.[2]

Il primo sistema bipartitico terminò durante il periodo della cosiddetta "era dei buoni sentimenti", (1816-1824), quando i federalisti si concentrarono in poche roccaforti isolate ed i repubblicani-democratici persero la propria unità. Nel lasso temporale incluso tra le due elezioni presidenziali del 1824 e del 1828, in cui si ridusse ulteriormente il consenso del partito federalista, emerse il Secondo sistema bipartitico, con il Partito Democratico-Repubblicano che si divise nella corrente capeggiata da Andrew Jackson, che divenne il moderno Partito Democratico nel 1830, e la fazione di Henry Clay, che fu assorbita dal Partito Whig, cui aderirono anche i pochi federalisti rimasti.

  1. ^ Chambers, 1972
  2. ^ David Hackett Fischer, The Revolution of American Conservatism: The Federalist Party in the Era of Jeffersonian Democracy (1965) p 116

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